Trasformazione digitale: parla Marziale Brusini

Trasformazione digitale: parla Marziale Brusini

TRAFORMAZIONE DIGITALE MARZIALE BRUSIN – La vera trasformazione digitale impatta sempre di più nelle nostre vite professionali e personali. Da un lato la pandemia lo ha mostrato con grande chiarezza, ma anche la naturale evoluzione tecnologica, ci offre chiari esempi di piattaforme collaborative e di connessione, che ci possono guidare nelle attività lavorative e ludiche quotidiane. Oggi ne parliamo con Marziale Brusini, Territory Account Manager presso Cisco, ma anche neo-membro di Comitato di ated-ICT Ticino, dove ha fatto il suo ingresso lo scorso inizio giugno.

Marziale, mi sembra di capire che per te lavorare con passione, utilizzando una tecnologia che deve sempre essere al servizio delle persone, sia fondamentale. Quali pensi siano oggi i trend in atto, che dal tuo osservatorio in CISCO vedi declinati anche in Ticino?

Direi in prima battuta: sostenibilità del modello operativo aziendale, trasformazione digitale, sensibilità sociale ed ambientale, flessibilità del lavoro, benessere delle persone, abilità delle aziende ad attrarre talenti e utilizzo di piattaforme che agevolano il lavoro ibrido. Dal punto di vista sociologico, la tecnologia è una leva abilitante che plasma le tendenze del comportamento umano. Sempre più ci troviamo a confrontarci con una commistione di attività tra vita privata e lavoro. Di fatto, non esistono più chiari confini che demarcano gli spazi sociali pubblici e la sfera privata. La nostra casa è anche il luogo di lavoro e viceversa. CISCO propone una visione che posiziona la persona al centro del suo disegno. Questo significa che prima di parlare di tecnologia abilitante, noi cerchiamo di approcciare i responsabili delle risorse umane per discutere delle leve strategiche e tecnologiche che permettono alle aziende di rispettare il benessere dei dipendenti e rendere efficace il concetto di lavoro ibrido. L’ufficio, solo uno tra i tanti spazi di lavoro ibridi, gioca un ruolo chiave nel supportare il modello ibrido. Deve infatti diventare il centro della collaborazione tra dipendenti, dove creare relazioni con i colleghi, entrare in contatto con la cultura aziendale e altro ancora. La “nuova normalità” vede crescere l’utilizzo di servizi Cloud e la condivisione di contenuti. Tuttavia, ad aumentare è anche il rischio collegato proprio all’attività lavorativa svolta a distanza e all’accesso alla rete aziendale da terminali privati, che rappresentano delle potenziali porte d’ingresso per i criminali informatici. Focalizzando l’attenzione sul capitale umano, la transizione in atto richiede l’acquisizione di competenze digitali ormai fondamentali.

Quali pensi possano essere le aree in cui una realtà consolidata come ated-ICT Ticino, di cui sei entrato a far parte nelle scorse settimane, deve impegnarsi mantenendo il focus di associazione attenta ai bisogni e necessità del territorio?

Direi principalmente innovazione e formazione. Lo sviluppo continuo di una piattaforma che aiuti i soci e le aziende a “fare rete” e a scambiare idee ed opinioni. Dovremmo essere abili e continuare, come è stato fatto in passato, a tessere un fil rouge che passa dalla formazione dei ragazzi (ated4Kids, Devoxx4kids) fino a coinvolgere le aziende del territorio in un percorso di crescita comune con la creazione di progetti ed eventi strategici orientati alla trasformazione digitale. La nostra associazione si sta preparando per essere all’avanguardia e costruire le professionalità migliori attorno a queste logiche emergenti. La nostra forza nasce dagli accordi che abbiamo con enti, centri di ricerca e università, aziende locali ed internazionali. Grazie a questa leva strategica, siamo in grado di fornire consulenza e supporto ai nostri soci nel percorso verso la vera (ed intelligente) trasformazione digitale.

Per leggere l’intervista completa —> Digital Transformation e Ticino

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